A volte nevica persino qui.

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  1. cøldbone
     
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    ~Blizzard



    Lugubre giornata alla bolgia, come sempre del resto. Al disopra delle sue corna bluastre il caotico sbattere di ali gli faceva rimpiangere ogni volta di essere li, oltre all'insopportabile calura che più di ogni altra cosa detestava, "casa dolce casa".
    Gli altri demoni non li aveva mai capiti, sempre fra le fiamme, tra i rumori più disparati e dissonanti. Era davvero l'unico a preferire un po' di silenzio, a preferire il vociare del vento all'eruttare di geyser e vulcani?
    Mentre camminava fra i cunicoli della gola una strana aura di vapore lo circondava, lasciando dietro se, passo dopo passo, una nebbia innaturale.
    C'era parecchio da fare quei giorni, il pianeta era nel pieno della stagione invernale, ed i suoi poteri del resto erano al massimo del loro potenziale; e questo spiega anche perchè gli altri suoi fratelli e sorelle, per quanto lo odiassero, lo lasciassero passare senza dirgli nulla, sfidarlo nel pieno della sua stagione sarebbe stato un suicidio persino all'inferno. L'ultimo che ci aveva provato era rimasto congelato.
    Ma i loro sguardi non mentivano. "Vattene" dicevano, "Questo luogo non ti appartiene". E a quale luogo apparteneva dunque se non agli'inferi? Il mondo esterno? Halloweentown? Ma dopotutto era la sua croce, volle diventare così tanto diverso dagli altri che alla fine diverso lo divenne seriamente, diverso ed odiato sia da una parte che dall'altra.
    Era tornato a 'casa' per riposarsi un po' dalle fatiche del suo lavoro, anche se chiamarlo riposo era a dir poco un'insulto, ma sarebbe tornato all'opera al più presto: orde di sciatori e amanti della montagna non aspettavano che lui.
    Inspirò l'aria carica di zolfo, e ne espirò altrettanta in una bianca nuvoletta. Mise il piede destro in modo sbagliato, ma riusci a mantenere l'equilibrio anche se fu dura. - ... - Si ricompose, ma dovette fermarsi un po' per ristabilire la temperatura corporea, si mise in disparte, inclinò il collo e cercò di riprendersi.



     
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    Quanto tempo era passato? Troppo..forse troppo davvero. L' inverno era gelido. Come ogni altro inverno passato in quella città. Ma la donna non aveva freddo. La sua pelle aveva perso tutta l' umanità che mai aveva posseduto. Il freddo..le fiamme. Non c'era differenza. La bolgia era la solita. Spoglia, lugubre e di quel periodo stranamente fredda, dove gli altri demoni risparmiavano la terra dalla loro passione per le fiamme. Non faceva differenza per il demone che camminava lungo uno dei sentieri della bolgia con il classico ticchettio dei tacchi che l' accompagnavano sempre. Da quando era divenuto demone il freddo, il caldo, l' ira, la gioia..non esisteva nulla di tutto ciò. Viveva nell' indifferenza da sempre. Capiva di essere diversa da tutti gli altri simili. Non amava la crudeltà, e non amava neanche i litigi, ne gli incubi. Terrorizzare non era il suo passatempo preferito. Aveva sempre preferito il silenzio e l' indifferenza. La sua ira si poteva scatenare solo quando qualcuno la metteva a dura prova, ma raramente era successo, poichè nessuno osava avvicinarsi a quella donna tanto misteriosa quanto fredda. Girava sempre con il cappuccio calato sul viso,e due uniche fessure quasi luminose erano i suoi specchi con i quali vedeva quel mondo sempre più grigio..sempre più lugubre...Anche quella mattina non era diversa: la sua spada al fianco, il cappuccio calato da cui solo qualche ciocca di capelli poteva intravedersi, e quello sguardo finto e nascosto. Non le era mai piaciuto perdersi troppo in pensieri: aveva cominciato a trovarlo inutile ..e per di più..sapeva quanto potesse essere logorante continuare a rimuginare sulla stessa cosa per anni e anni. Lo aveva imparato ormai e adesso restava solo desolazione e quella malinconia che nascondeva alla perfezione.
    Fermò il suo camminare e voltò lo sguardo all' orizzonte. Si poteva vedere bene la città sempre "viva". A volte si era chiesta come avesse fatto Jack a riunire in quel paese tutte quelle razze così diverse e contrastanti sotto certi versi.
    Tirò un respiro, e dalla sua bocca uscì una nuvola di condensa. Freddo. Freddo e silenzioso..come l' inverno.
    "Nevicherà"
    disse tra se e se lasciando uscire quella sua voce suadente e profonda. Non aveva nessuna intenzione di aprire le ali, e così riprese a camminare a piedi diretta chissà dove. Sapeva dove si trovava, e non le era mai piaciuto star troppo nella Bolgia. Perchè? Era dominio di colui che l' aveva fatta dannare, e non voleva tornarci sulla storia.
    Lasciami vivere "tranquillamente" la mia eternità, mostro. pensò buttando la testa indietro e guardando il cielo lugubre. Un leggero sorriso divertito ma consapevole le si dipinse sul volto.

    "E' un'epoca nuova e ha bisogno di un nuovo male. E quel male sono io."
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  3. Talitha¼
     
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    witchbysimosi2Dante

    Perchè, perchè questo dannato freddo? La Bolgia è gayser, lava, caldo, afa, caos...inferno.
    E invece no! Freddo, dannato e fastidiosissimo freddo e neve, candida e abbagliante.
    Neve...ci può essere qualcosa di più brutto?
    Bianca, fredda, piccola e bagnata...


    Dante pensava questo mentre, percorrendo a grandi falcate la vasta piana della Boglia, affondava gli stivali neri nel lieve strato di neve che si stava formado al suolo.
    Era raro che nevicasse in un luogo come quello: l'appendice infernale, luogo in cui il caldo e l'afa imperversano anche quando in città sono meno zero gradi...
    ...per nevicare voleva dire che faceva freddo, davvero davvero tanto freddo.
    Costretto a mettere la maglia per la neve...che iddiozia!
    Pensò con distrezzo il demone mentre dava un calzione a un grumolo di neve più spesso degli altri.
    Dovete sapere, per comprendere bene la frustrazione in cui il demone si trovava, che per Dante indossare la sua misera maglia a maniche lunghe nera come la pece era quasi una sconfitta, voleva dire che la sua carne soggiaceva al freddo del mondo che lo circondava.

    Stava tornando da una caccia, piuttosto proficua, e per questo, le ali erano rinchiuse nella schiena, sotto la stoffa della maglia.
    La coda invece, era avvinghiata alla gamba sinistra, arrotolata alla gamba per sottrarre da essa almeno un minimo di calore.
    E proprio mentre stava quasi per bestemmiare quel freddo insolito per l'ennesima volta, video poco lontano una strana figura incapucciata.
    Era una figura femminile, dall'andatura sinuosa e sicura, a pochi chilometri di distanza da lui.
    -oh! EHI TU! Ferma! Fatti riconoscere!-
    Prese a gridare Dante, mentre una mano correva all'elsa della sua Beatrice, pronta a scattare per un eventuale attacco.
    Non aveva mai visto un essere simile nella Bolgia...ed era stano: conosceva tutti i suoi abitanti o perchè ci aveva litigato almeno una volta o perchè lo adoravano talmente tanto da non poter non essere notati.




    © Talitha¬º
     
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  4. cøldbone
     
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    La temperatura stava calando grado per grado, prima lentamente poi sempre più velocemente. Ma non gli bastava. Dopotutto era colui destinato a portare l'inverno, per l'eternità! Era ora che anche nella gola iniziassero a patire le morse del freddo.
    Richiamò i suoi poteri. I suoi occhi brillavano di un color azzurro per farsi via via sempre più bianchi, i suoi anfibi ad ogni passo trasformavano in ghiaccio qualsiasi cosa essi schiacciassero; barcollando, cerando di contenersi, si avviò verso il centro della strada.
    Uno strano vento iniziò a spirare ovunque, uscito da non si sa quale angolo del nord più lontano. Le nuvole si addensarono e della neve iniziò lenta a cadere.
    Cristallo dopo cristallo la zona iniziò ad infittirsi sempre di più, sempre più fredda. - Ora si che si sta meglio.. - Pensò, per i suoi standard la temperatura era scesa ad uno stadio pressochè accettabile.
    - Oh! EHI TU! Ferma! Fatti riconoscere! - Sentì una voce potente provenire da qualche centinaio di metri lontano da lui, al che inclino lo sguardo verso destra, per scorgere di chi si trattasse.
    Sospirò guardando le due figure. - Dante, comandante dell'appendice.. suppongo tu non abbia gradito tutto questo. - Non proferì parola. - ... -
    Il suo sguardo fissò le due figure, anche se ancora doveva capire chi fosse il demone incappucciato, mentre la zona si faceva sempre più bianca e soprattutto silenziosa. La maggior parte dei demoni che svolazzavano nella zona erano scesi a terra per via del forte vento, il volo stava diventando parecchio difficoltoso, soprattutto se non si era abituati; i geyser si erano acquietati e il ribollire stava diventando sempre più fioco. - Bianco, freddo, silenzioso e desolato.. ci può essere qualcosa di più bello? -



     
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    Il silenzio surreale preannunciava un imminente nevicata. Non un rumore, solo il lento sussurrare del vento e dei tacchi che battevano sulla pietra. Il respiro era regolare e silenzioso, e ogni passo Heris sperava di andar sempre più lontana. Lontana..ma dove? E chi lo sa. Heris non aveva davvero una dimora fissa. Viaggiava senza meta sempre nei soliti posti. Il suo interesse per uscir fuori dal mondo lugubre continuava sempre a venir meno, e la sua fame di anime si faceva più forte, ma il suo autocontrollo, saldo. Nella testa assolutamente nulla, fino a quando..il suo essere sentì la presenza di un altro essere simile a lei..o meglio due, ma di uno in particolare provava un vivo interesse. Continuò ad andare avanti..ancora..passo dopo passo fingendo che fosse sola, fino a quando..
    -oh! EHI TU! Ferma! Fatti riconoscere!-
    Continuò per qualche metro e poi si fermò davvero. Non si voltò neanche ma sul suo volto si era già composto un sorriso sconsolato ma interessato allo stesso tempo.
    "Oh fato...tu davvero mi odi eh?" disse tra se e se in una nuova nuvoletta bianca che usciva dalle sue labbra. Si voltò..ed eccolo. Dante, regnante dei demoni nella città di Halloween. Conosciuto da tutti..e sulle labbra di molti. Già..in molti per lui provavano una viva ammirazione e adorazione..lei non faceva parte però di quella cerchia di folli.
    "Dante!" esordì facendo risuonare la sua voce profonda e decisa, mentre avanzava di qualche passo verso il demone.
    Una risata le nacque dal petto e in breve la lasciò esplodere cristallina e controllata.
    "Regnante dei demoni, giusto? Mi sembrava che tipi come voi tenessero d' occhio i loro simili sottoposti. Sbaglio?" chiese sarcastica e ironica.
    La mano sua non corse alla spada ben custodita. Sapeva che non ci sarebbe stato pericolo. Solo una "pacifica" conversazione no? Il ticchettio si fece più forte e si fermò a qualche passo dal demone. Dal suo cappuccio si poteva solo vedere dalle labbra carnose e rosse, nonostante il freddo, fino al collo, in parte coperto dal colletto della giacca, a mezze maniche.
    "Credevo di essere piuttosto conosciuta..dal numero di voci giù in piazza...ma forse mi sbaglio."
    Non aveva tutti i torti,anzi. Heris era molto conosciuta in città appunto per la sua indole incredibilmente misteriosa e per il suo silenzio intimidatorio. Non passava indifferente.
    "Heris..non ti ricorda nulla, piccolo re?" disse avvicinandosi ancora di un passo quasi prendendosi gioco di lui. Era fatta così, sprezzante e decisamente spavalda. Ma come poteva non esserlo? Colui che aveva davanti non era solo un sovrano. Era colui che l' aveva costretta in quel corpo demoniaco..in quella eterna dannazione. Non si sarebbe certo prostata a lui.

    "E' un'epoca nuova e ha bisogno di un nuovo male. E quel male sono io."
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  6. Talitha¼
     
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    witchbysimosi2Dante

    Ormai con poche falcate Dante aveva colmato la distanza che c'era tra lui e la misteriosa ragazza incapucciata.
    Si fermò però alla dovuta distanza, sempre con la mano incollata all'elsa gelida della sua fedele arma, pronto a qualche attacco della sconosciuta: solo il fatto che aveva iniziato a ridere come se qualcosa, nella sua andatura o nella sua voce, avesse avuto qualcosa di umoristico o comico non augurava nulla di nuovo ma, anzi, scatenava in Dante una stizza e un ira che a stento riusciva a trattenere.

    "Regnante dei demoni, giusto? Mi sembrava che tipi come voi tenessero d' occhio i loro simili sottoposti. Sbaglio?"

    La voce della ragazza era forte e potente, una di quelle voce che, una volta sentite, si fa fermamente fatica a dimenticare: e infatti, al demone non sembrò nuova.
    Assomigliava ad un'altra ma...
    no, non può assolutamente essere! Quella è più soave, più gaia, più ilare
    -Si, sono io.
    disse il regnante mentre, scuoteva la testa per cancellare dalla mente la voce che, in mezzo ad un guazzabuglio di forme e di ricordi, premeva per venire alla luce.
    -Piuttosto- riprese, quando fu sicuro di aver ripreso controllo della realtà e dosando bene la voce, sfodernando il tono e la postura più regale e suprema possibile in quel mare di ghiaccio e di gelo - chi sei tu?- domandò , con un fare che più si addiceva ad un comando che ad un invito a presentarsi.

    "Credevo di essere piuttosto conosciuta..dal numero di voci giù in piazza...ma forse mi sbaglio."

    La mano si strinse ancora di più sull'elsa: la voglia di lasciare che la lama gelida scivolasse libera sul collo della sconosciuta e dare il via ad una dolce e calda cascata di sangue era sempre più piacevole e mentre questa si andava a consolidare con immagini sempre più reali nella sua mente, l'ira cresceva.
    -Conosco il mio popolo- proruppe il demone, con una voce ancora più prorompente e irata di prima -conosco il mio popolo che risponde alla mie chiamate, che in guerra si schiera in prima fila, che è pronto ad onorarmi per quello che sono, il vostro UNICO e VERO re- e calcò le parole "unico" e "vero" con molta potenza, poichè potesse ben capire con chi aveva a che fare.

    "Heris..non ti ricorda nulla, piccolo re?"


    Dante tremò...anzi...non tremò....fu una sensazione strana: un fremito lunga tutta la spina dorsale, che dalla nuca arrivava giù giù fino alla punta delle dita.
    Heris....
    Si, aveva sentito parlare di Heris...
    Nell città di Halloween ogni tanto , durante i vari censimenti, i suoi occhi avevano sfiorato questo nome: gli era rimasto impresso più di altri per via della sua origine, Heris, nel phanteon greco e latino, era la dea dedicata alla discurdia, alla competizione.
    E come non poteva Dante essere devoto in ogni sua parte a quella dea tanto simile a lui?
    Fai proprio onore al tuo nome...
    Pensò il demone mentre un sorriso gli nasceva sulle labbra.
    L'ra di poco prima aveva cacciato dal suo corpo ogni traccia del freddo polare in cui la Bolgia era immersa e così, nel cercare di tenere lontano gli impulsi aggressivi e iracondi, aveva lasciato libero la coda, che ora andava disegnando sulla neve strani simboli.
    -Heris...si, ti ho sentita nominare. Eppure è la prima volta che ho il piacere di vederti..- il tono il cui disse "piacere" era sarcastico...e si notava veramente bene.



    © Talitha¬º
     
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  7. cøldbone
     
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    Invisibile come lo è un singolo fiocco di neve in un bianco manto, circondato dai suoi fratelli. Sebbene la soprannaturalità dell'evento sembravano tutti incuranti ed indifferenti; sebbene il freddo fosse arrivato sino a li, nessuno gli stava dando peso. Tanto meglio. Gli altri due demoni, a poca distanza da lui, iniziarono a discutere tra loro. Il demone dell'inverno dato il silenzio aveva captato alcune flebili parole, quando Dante iniziò ad alzare la voce. Un leggero berciare su re e sovrani. L'inverno non si doma, l'unico a cui Zard avrebbe risposto era il Primo, solo lui o chi per lui parlava.
    Non era strano che Dante parlasse così, ma non era il primo al comando, e mai lo sarebbe stato. C'era già un Re, lui era solo un principe. Un generale prenderebbe ordini da un principe o solo dal vero Re? - ... -
    Rimase ancora un po' in quella posizione, lasciando che il vento gli passasse addosso e che scuotesse un po' quei suoi capelli cenere. Quindi dispiegò le ali; non aveva motivo per rimanere li, era un periodo parecchio impegnativo per lui e si stava facendo in quattro con tormente, valanghe e bufere di neve. Le sue ali azzurre si riversarono al suolo con un gran tonfo, delle ali massicce, grasse, pesanti; delle ali lente ma solide, fatte per resistere ai venti più impetuosi, non adatte ad un volo veloce, ma sicure e temprate.
    Non provò alcun dolore quando lo fece, alcuni demoni avrebbero persino urlato in quelle circostanze, ma lui no, lui perse la capacità di sentire dolore molto tempo addietro. Bastò un colpo per sollevarsi dal suolo, e poi via sempre più in alto. Il battere delle sue ali sembrava il battito del cuore di una creatura vivente. *Voom voom ... voom voom ... * E come era arrivato, fra freddo, ghiaccio e neve, se ne andò, lasciando dietro se solo un gran silenzio ed un paesaggio del tutto diverso.




    Sarà meglio che vi lasci sole.. buona role!
     
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    Conosceva fin troppo bene quel demone. Era diventato un essere che per Heris non aveva più segreti. Per tutti era conosciuto come il più grande demone del paese di Halloween. Impossibile da battere..impossibile da pareggiare. Volete davvero l' opinione di Heris. Dante era solo uno come tanti..ma con qualcosa in più: la pretesa di essere chissà chi. Per la donna sarebbe stato facile pareggiarlo, e non le sarebbe servita la sua lama per farlo. Davanti ai suoi occhi..quell' uomo diventava solo una facile preda, che neanche conosceva tutta la verità. Era facile nasconderla a degli esseri come lui. Troppo facile. Ed Heris voleva continuare a giocare a quel gioco ancora per un pò, fino a quando non avrebbe visto chinare il capo dello stesso Sovrano dei Demoni. Sovrano..che parola grande in fondo.
    "Conosco il mio popolo che risponde alla mie chiamate, che in guerra si schiera in prima fila, che è pronto ad onorarmi per quello che sono, il vostro UNICO e VERO re"
    La sua voce piena di ira non la spaventò affatto, anzi la divertì parecchio, e la spronò a continuare quel suo giochetto tanto soddisfacente. Portò una mano sotto il mento e dischiuse appena la labbra assumendo un' espressione (da quanto si poteva capire) perplessa..ironicamente perplessa.
    " Dunque..immagino di non far parte del "TUO POPOLO" "
    disse marcando a sua volta quelle parole sempre cariche di ironia e di forza. Di una cosa era sicura Heris. Per quanto quel titolo che gli era stato affidato fosse reale...sapeva perfettamente ed era convinta che quel popolo non gli sarebbe mai potuto appartenere veramente.
    " Pensandoci bene...No. Credo che preferirei farmi i fatti miei piuttosto che andare a farmi ammazzare in prima fila per uno che non reputo davvero il mio re. "
    Sapeva che con queste parole avrebbe suscitato ancor di più la sua ira..ma non ne ebbe timore. Assolutamente. Ormai la paura non esisteva più.
    "Heris...si, ti ho sentita nominare. Eppure è la prima volta che ho il piacere di vederti.."
    "Sì è la prima volta..sotto queste spoglie" si lasciò sfuggire.
    Accennò un sorriso poco rassicurante alle sue parole e tornò con le mani in tasca ripensando alle sue parole precedenti. Lasciò che una nuvola di condensa uscì dalle sue labbra ancora rosse e il suo respiro venne rotto da un lieve ma poi sempre più forte risata.
    "Sei buffo Dante. Tu dici di avere un esercito pronto a seguirti in guerra. Sei incoerente sai?"
    Cominciò ad avvicinarsi a lui per poi prendere a girargli intorno.
    "Sappiamo tutti da che ribellione sei nato come demone. Tutti gli angeli si sarebbero schierati dalla parte del Creatore..ma come credo tu sappia..non è andata esattamente così. C'è chi si è ribellato.. poi hai visto che fine ha fatto"
    Si fermò alle sue spalle
    "Prova a pensare a cosa accadrebbe. "
    Riprese a camminare ma stavolta verso di lui, fino a che non lo raggiunse e posò le mani sulle sue spalle.
    "Se nel tuo esercito perfetto..vi fossero ..dei ribelli? A quel tempo gli angeli ribelli furono sconfitti. Ma..se stavolta avessero la vittoria?"
    La sua voce si era fatta sottile ed era diventata quasi un sussurro.
    Avvicinò la sua bocca al suo orecchio e con voce calda e profonda pronunciò queste ulteriori parole.
    "Se stavolta i ribelli sconfiggessero il re? Attento Dante..stavolta i ruoli si invertono. Il re stavolta sei proprio tu."

    Si allontanò da lui lentamente..avrebbe capito se lo avesse voluto.

    "E' un'epoca nuova e ha bisogno di un nuovo male. E quel male sono io."
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    Edited by Queen of Spades - 20/2/2013, 23:55
     
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  9. Talitha¼
     
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    witchbysimosi2Dante

    Dante ascoltò tutto quello che il demone aveva da dirle con occhi di brace: stava davvero giocando con il fuoco e la sua pazienza iniziava a sfumare.
    Taci- ringhiò poi, quando la ragazza si stava già allontanando -io preferisco mille volte stare qui e seguire un MIO ideale che stare la su nella beatitudine succube di un destino che non ho scelto. - ma quella continuò a camminare inesorabile senza mai voltarsi e poi, che razza di demone sei se osi proferire simili parole?



    © Talitha¬º


    lo so è davvero poco ma...devo essere sincera, questa rule non mi ispira più tantissimo....quindi...ti vas e con il tuo prossimo commento o al massimo un'altro mio la chiudiamo??
     
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    La sua ira cominciava a mostrarsi davvero. E cominciava seriamente a divertirsi. Ma era arrivato il momento tanto atteso che avrebbe sconvolto tutto. Tutti quegli anni passati nel silenzio..stavano per finire. Ascoltò le sue parole..fino alla fine..e poi una risata sempre più forte..sempre più decisa si librò rimbombando nell' aria. Era la risata del demone rosso.
    "Seguire il tuo ideale. Infatti si vede come sei caduto in basso. Almeno a me mi hanno trascinato qui"
    "e poi, che razza di demone sei se osi proferire simili parole?"
    Eccolo..il momento tanto atteso..il momento in cui la sua vendetta poteva essere messa alla luce di quel sole nero. Si voltò, e veloce come un falco tornò a un passo dal demone ignaro di chi davvero avesse dinnanzi.
    "Sono il demone che tu stesso hai condannato a tale fine"
    La sua mano corse al cappuccio, ed ecco che scoprì il suo volto per la prima volta. I capelli rossi fuoco, un tempo erano candidi e dorati, e quell' occhio adesso marchiato era chiaro e bello, ma nel complesso ..era chiaro che il demone che Dante aveva davanti era l' angelo che tanto lo aveva amato.
    "Ciao Dante. Ti ricordi di me vero? Sono la tua Beatrice"
    Sul suo viso si compose un sorriso angelico, lo stesso che aveva quando ancora dimoravano nei cieli e nella beatitudine. Un sorriso fatto di amore, perdono e pietà. Si avvicinò a Dante sempre con quell' espressione e portando una mano al cuore.
    "Dante. Sono cambiate tante cose..ma sono io! Ricordi vero i giorni passati insieme? E ricordi il giorno in cui ti salvai?"
    si avvicinava a lui con passi svelti e con voce rotta dalla commozione per quell' incontro. Quasi sarebbe arrivata a piangere per aver trovato di nuovo il suo amato. Veloce di appoggiò al suo petto posando le sua mani su questo e pronunciando in un sussurro tali parole:
    "Io non dimenticherò mai quel giorno. Sai perchè?"
    E poi qualcosa si ruppe e si dilaniò. Era la pelle dura di Dante, che si apriva in uno squarcio sulla spalla dove vi era conficcato un bel pugnale.
    "Perchè è il giorno in cui mi hai condannato a questa dannata forma. Perchè è il giorno..in cui ho deciso che te l' avrei fatta pagare cara"
    La sua voce si era fatta dura, fredda e demoniaca. Bugiarda..era una bravissima bugiarda. Di nuovo rise e staccò il pugnale dalla spalla del demone. E con un ultimo sguardo si allontanò da lui, pronta per andarsene.
    "Sono tornata Dante. Per sempre stavolta"
    Fu così che continuando a ridere se ne andò lasciandolo lì. Il cappuccio era abbassato e sarebbe rimasto così definitivamente. Non aveva più motivo di nascondersi.


    "E' un'epoca nuova e ha bisogno di un nuovo male. E quel male sono io."
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    Sì ok vai! Con il tuo post semmai chiudiamo
     
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  11. Talitha¼
     
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    witchbysimosi2Dante

    Dante rimase totalmente impassibile sia alle parole irate e taglienti della ragazza, sia al pugnali che gli aveva conficcato nella spalla: non valeva nemmeno la pena continuare a controbattere con una persona eccessivamente legata al passato.
    La vita è adesso...
    ...perchè si sarebbe anche solo dovuto preoccupare di "soffrire" per una persona che aveva per lui un amore a senso unico, che si era limitato ad adorarlo da lontano? Mica era stato lui a strattonarla giù dal paradiso dichiarandole un amore che poi aveva vilmente tradito.
    Beh, conoscendolo, avrebbe benissimo potuto farlo ma...no, questo non era davvero il caso.
    Quando la sentì la piccola lama sfilarsi dalla sua pelle, Dante non mosse ciglio e si limitò, impassibile e algido, a fissare la ragazza che, ridendo isterica, correva via.
    Sospirò poi, passandosi con aria annoiata la mano sulla lieve ferita che già aveva preso a rimarginarsi e leccandosi il dito sporco di sangue disse, con la stessa aria annoiata e scocciata:
    -Non ho mai sofferto il solletico- e ritornò sui suoi passi, diretto alla sua tana misteriosa dove nessuno lo avrebbe più potuto disturbare...
    ...o fare il solletico.




    © Talitha¬º


    Edited by Talitha¼ - 9/3/2013, 14:40
     
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10 replies since 12/2/2013, 14:03   157 views
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