Attendere

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    "Basta Derrida..io me ne vado..mi sono rotta l' anima di starmene qui senza far niente. Addio"
    Erano questi i classici saluti di Donob quando se ne usciva dalla bottega con le mani in tasca, l' aria annoiata e una meta non poi così precisa.
    "Attenderò" le rispondeva la coscienza come sempre.
    E così comincia la solita avventura quotidiana della strega dal nome pazzo. Già perchè di nomi così non se ne sentono tanto in giro. Donob ..neanche lo possiamo definire "nome", ma la stessa ragazza ignorava da dove fosse saltato fuori. Ma non ci stava a scervellare troppo. Quando ci pensava..era come se non potesse non distrarsi in qualsiasi altro modo. Quel pensiero veniva deviato tanto abilmente che alla fine, senza neanche chiedersi il perchè, ci aveva rinunciato definitivamente. "Troppo complicato per il mio cervello" diceva come scusante..ma se avesse saputo che proprio il suo cervello stava diventando la sua trappola..il suo giardino in miniatura..beh..forse avrebbe preso più in considerazione il problema. E invece, quella che lei credeva come la sua massima estensione celebrale (inteso come ragionamenti, intelletto e pensieri) era solo una piccola ..piccolissima parte di quello che era davvero il cervello della strega ricolmo di mille sentimenti esplosivi e pericolosi. Con creature del genere non si sa mai come comportarsi proprio perchè non si sa mai come si comporteranno. Per questo era stata creata Derrida.
    Ma andiamo avanti..direi
    Il cielo era come al solito offuscato dalla classica patina nebbiosa grigiastra che permetteva appena alla luce del giorno di entrare, ma sempre a stento con fatica e contaminata. Quella mattina non vi era troppa gente in giro per il paese di Halloween. I piedi della ragazza neanche camminavano mentre il cervello di lei ragionava su dove andarsi a rifugiare per passare il tempo. Sperando in un minimo di tranquillità e calma optò per la torre di osservazione. Di solito..non c'era quasi mai nessuno a quell' ora o perchè era particolarmente presto, o perchè solitamente era luogo più gettonato la sera quando si poteva ammirare meglio il tiepido lucernario del paese che sembrava brillare un pò di più.
    Per fortuna non c'era nessuno, così potè accucciarsi per terra, chiudere gli occhi e prendere a rigirarsi le lunghe dita smaltate di un nero intenso sentendole via via pian piano sempre più elastiche e quasi inesistenti. Era un giochetto che la rilassava e la divertiva..oltre che a darle una certa concentrazione utile per i suoi studi.





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  2. Talitha¼
     
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    Roxenne, quel giorno, aveva voglia di avventure.
    Un'avventura qualsiasi, che andasse dall'andare a pizzicare le ali di un demone mentre stava dormendo, cercare nuove rotte per arrivare alla città del Natale, passare del tempo tra le braccia di una bella donna...
    ...beh, diciamo che aveva voglia di fare qualsiasi cosa non fosse già pre-scritta nella ruotine della sua giornata.
    Fu così che infatti, trasgredendo al suo ordine di svegliarsi rigorosamente a tarda mattinata, quando erano appena le 6 del mattino la strega era già sveglia e attiva, vestita e pettinata con lo stomaco pieno di qualche coscia di rana che aveva trangugiato per la colanzione.
    Cosa fare adesso?
    Non lo sapeva, non aveva la minima idea ma...
    ...sigaretta in bocca, mantello sulle spalle, scopa in una mano, giro di chiave e...l'aria fredda del mattino investì il suo volto
    Non si decise a prendere veramento coscenza su dove andare fin quando non fu a diversi metri da terra, librando con la sua scopa e avendo così una chiara visione della città.
    La taverna era fuori discussione: non c'erano donne a quest'ora, ma solo mostri ubriachi che smaltivano tutto l'alcool che si erano trangugiati durante le ore nottune...
    ...e Roxenne non ne aveva proprio voglia di suzzarsi tutti i discorsi idioti che avrebbero potuto farle (per non parlare del fatto che, molto probabilmente, sarebbe finita tutta in una risa in quanto nuovi frequentatori del posto avrebbero DI SICURO tenato di palparla...cosa già successa e con era finita tanto bene...per lui).
    Nemmeno la piazza sembrava essere una meta adeguata: quale avventura poteva porspettarsi in quel luogo?
    Per un attimo, valutò l'opzione dei sotterranei. Si diceva che lì vivesse un mostro ancora più terrificante di tutti quelli che abitavano la città. Ma, al contrario della piazza, quel luogo le sembrava anche troppo temerario per una gita fuori porta che lei voleva fare...
    ...se davvero esisteva quel genere di mostro...incontrarlo di sicuro non sarebbe stata una bella esperienza!
    Stava già per ordinare alla sua scopa di planare a terra quando, con la coda degli occhi, la torre d'osservazione alla sua sinistra catturò la sua attenzione: all'inizio aveva pensato che fosse un corvo che si stava avvicinando ma quando aveva visto che rimaneva immobile, si era voltato a guardarla.
    Non aveva ancora neppur preso in considerazione l'idea di andarci che la sua scopa, vogliosa di volare, la stava portando là.
    -Ho capito bella, ma non spingere!- disse ridendo alla scopa, facendo finta di schiaffeggire l'impugnatura.
    Non planò neppure, non appena arrivò, si lanciò dritta dritta dentro al terrazzo che dava verso la città e per poco, nell'impeto dell'atterraggio, non cadde carponi con le gambe all'aria.
    Mi ostino a mettere i tacchi quando non li so usare....
    ma perchè le donne con le scarpe basse non se le fila nessuna!

    Pensò la strega sbuffando, mentre cercava di darsi un tono sistemando la scopa al muro in pietra davanti a lei.
    Sembrava essere la sola lì, il che era meglio sia degli ubriachi che dei mostri e così, senza pensarci due volte, si mise a cantare.
    La sua non era una voce che si potrebbe definire quella di un usignolo, delicata, soave e alta, era invece una voce piuttosto grave e tonante, che riusciva però a conservare comunque intatta la sua femminilità.
    Una voce anche troppo adatta a lei, a lei che donna amava essere uomo.

    Sile philomela pro tempore
    Surge, cantilena, de pectore
    O! O! Totus Floreo

    Iam amore virginali totus ardeo
    Novus novus amor est, quod pereo
    Novus novus amor est, quod pereo

    Tempus est iocundum, o virgines
    Modo congaudete vos iuvenes
    O! O! Totus Floreo

    Iam amore...

    Veni domicella, cum gaudio
    Veni, veni, pulchra! Iam pereo
    O! O! Totus Floreo

    Iam amore...


    Beh si...la canzone non poteva non essere degna di lei no?



    Che cos’è il piacere, se non un dolore straordinariamente dolce.;


     
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    Non c'era niente di più rilassante del silenzio. Tante volte Don aveva pensato che starsene sotto un soffice strato di terra non era male. Beati i morti..più pace di loro nessuno l' aveva.
    - L' importante è non diventare fantasmi che girano senza meta solo perchè nella vita si sono scordati di far qualcosa -
    Questa era il suo pensiero riguardo le povere anime che non avevano trovato la luce, legate alla terra per un qualche conto in sospeso. La morte doveva essere niente male. Nessuno che potesse venire a disturbarti. Non che Don la desiderasse adesso..ma pensava che a suo tempo non sarebbe stata tanto male. Perchè averne tanta paura? Così tranquilla..senza nessuno che disturba, senza nessuno che ti mette agitazione..senza nessuno soprattutto che PLANA DENTRO LA TORRE SENZA DARI TROPPO PENSIERO CHE MAGARI UNA POVERA DISGRAZIATA CERCA PACE. E COME SE NON BASTASSE SI METTE PURE A CANTARE!
    Don aprì gli occhi sconsolata e senza far rumore cominciò a battersi le mani al petto chiedendosi perchè proprio a lei. Una cosa era certa..lei non se ne sarebbe andata di certo!
    Si strinse nelle gambe, prese un respiro e lasciò cadere la testa sulle spalle quasi priva di forze, prima di diventare un' ombra silenziosa che si muoveva lungo la parete. Questa era solo una sua piccola abilità del suo potere. Scivolò dietro la figura della donna e incrociò le braccia nere e proiettate sul muro. Lei, una sagoma sul muro completamente nera, aveva solo quattro forellini per ciascuno di quelli che sarebbero dovuti essere occhi. Strano..non dovrebbero essere solo 2 come il numero degli occhi? No..proprio quattro..quindi in totale 8..come i numeri dei forellini sui bottoni, dove fai correre avanti e indietro il filo. A Don piacevano i bottoni.
    "Sei sola?" chiese la bocca che aprendosi mostrava un fitto groviglio come di fili bianchi che parevano creare quei denti vagamente acuminati. Attese una risposta.





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  4. Talitha¼
     
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    La strega deglutì rumorosamente mentre, afferrando con una mano la scopa appoggiata alla parete, ripassava con la mente tutti gli incantesimi di autodifesa che conosceva.
    -Si- rispose infine, con il tono più deciso che riuscisse ad estrapolare dalla sua bocca impastata dalla paura.
    Paura provocata non tanto dal fatto che non avesse ancora visto in faccia la voce che le aveva parlato, ma dal tono mostruoso e quasi famelico con il quale le si era rivolta.
    Sputò di lato l'ennesimo mozzicone di sigaretta desiderando ardentemente di accendersene un'altra: ma la cosa era fuori discussione finchè non fosse riuscita a scappare o a eliminare la strana presenza.
    -Tu invece chi sei?-
    la voce le era sembrata vagamente femminile, anche se filtrata da quel tono spaventoso, e la cosa fece vedere un barlume di speranza alla strega.
    Se era una donna, o anche solo un'essere di genere femminile, poteva sfoderare tutto il sue sex-appeal ed evitare di ricorrere alla lotta magica (nonostante amasse colpire le persone con la sua magia nera, oggi non era davvero dell'umore adatto) in caso contrario...
    ...sospirò mentre, con il pretesto di fare un passo, con la mano libera dal mani di scopa correva alla borsa attaccata alla cintura per prendere un pugno di polvere da nebbia artificiale.
    -Ti ho forse disturbata, se è così...me ne vado subito..- colpo di capelli, essenziale per rendere più visibile la profonda scollatura che la canotta bianca aveva.
    Però, proprio mentre stava per spuntarle il solito "sorriso da rimorchio" vide nel buio di fronte a lei qualcosa che la fece retrocedere di un passo e ammutolire.
    nel buio, 4 coppie di occhietti stavano brillando nella sua direzione.
    Rabbrividì: ma che diavolo era quella cosa?
    Strinse ancora di più la polvere nelle sue mani, pronta a lanciarla nel caso di attacco.
    -C-cosa sei..?- la voce era incrinata dalla paura, nonostante gli sforzi di sembrare tranquilla e rilassata.



    Che cos’è il piacere, se non un dolore straordinariamente dolce.;


     
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    Donob era una creatura strana. E se quella sua abilità era strana e particolare..provate a immaginare cosa racchiudeva Derrida? Spaventoso.
    Gli aveva appena rivolto parola ed ecco subito, per quanto cercasse di non dimostrarla, la paura della donna. Quasi rimase stupita. Accidenti..faceva davvero così paura? Era una presenza inquietante la sua sotto quella forma, sì..ma siamo nella città di Halloween no? Bisogna abituarsi a certe cose! Alzò i bottoni al cielo con fare quasi annoiato alla sua reazione forse esagerata.
    Poi portò le mani sui fianchi e quasi sembrò sporgersi in avanti come per uscire dal muro.
    "SBAGLIATO! Ci sono anche io!" disse alzando il tono della voce impastato, mostruoso, quasi come un sibilo in mezzo a tutto quel groviglio chiaro che spiccava particolarmente sull' ombra quando questa pareva aprir bocca.
    "Tu invece chi sei?"
    Inizialmente non gli rispose e attese qualche secondo osservandola dai suoi bottoni illusori, mentre cercava qualche strana polvere della serie "non si sa mai". A Don non piacevano incantesimi del genere. E neanche le formule..le trovava banali e sciocche quando lei poteva manipolare il suo potere senza l' aiuto di queste. I suoi poteri le appartenevano completamente e non sarebbe stata una polvere o una parolina magica a tirarli fuori.
    "Sono quella povera anima in cerca di pace e silenzio a cui non piace il casino di una strega." disse allargando una sottospecie di sorrisetto.
    "E poi sono ciò che ti fa paura adesso. No? "
    Tirò un sospiro sconsolato e allungò un braccio fuori dalla parete, il quale uscì proprio dalla roccia e insieme a tutta l' ombra presero vera forma nella stanza proprio staccandosi dal muro sopra il quale pareva essere proiettata. Ormai tanto trovare la pace di prima sarebbe stato a dir poco impossibile..quindi.
    L' ombra che avvolgeva la sua figura totalmente nera, scivolò giù da Don e andò a distendersi sotto i suoi piedi riflettendo la sua vera e normale,potremmo dire, ombra. Solo una cosa era rimasto sul volto di Donob: i due bottoni ben piantanti sugli occhi, i quali, abbassando appena la testa, ricaddero nella sua mano scoprendo i suoi veri occhi allungati.
    "Metti via quella roba. Non serve a niente tanto"
    disse riferendosi alla polvere che aveva in mano.
    Ed ecco la vera Donob, con i suoi capelli neri e gli abiti del medesimo colore, che fissava con non troppa simpatia la donna davanti a se.





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4 replies since 22/5/2013, 17:53   85 views
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